Articolo comparso su "L'Altrapagina" del gennaio 2008

 

DI PALO IN FRASCA

 

Con delibera del Consiglio Comunale n° 35 del 30/07/1999 venne dato il placet, con tanto di statuto, al costituendo Centro di Studi e Cultura Ebraica intitolato alla memoria di Leopoldo e Alice Franchetti.

Tra i nomi del consiglio comunale di allora ne spiccano alcuni ancora oggi in carica magari divenuti nel frattempo assessori, o altri promossi a cariche maggiori.

Ci fu grande enfasi nel dare alla cittadinanza questa notizia, con tanto di convegni e incontri sia in Italia che all’estero e il conferimento ad Elio Toaff, Rabbino Emerito della Comunità Ebraica di Roma, della cittadinanza onoraria tifernate.

Fu l’Associazione storica dell’Alta valle del Tevere a realizzare un convegno significativo sui ritrovamenti del Talmud effettuati in biblioteca comunale.

Di questo Centro di Studi ebraici non si è saputo più nulla. Saltò tutto quanto.

Qualche tempo prima venne fatta la proposta di aprire una sezione dell’Archivio di Stato qui a Castello. Vennero organizzati convegni con l’allora Direttore Generale degli Archivi di Stato e anche quella volta venne dato grande risalto alla iniziativa. Si calcolò l’ammontare in metri lineari del patrimonio archivistico tifernate che risultò, al netto anche delle recenti spoliazioni, di tre chilometri e mezzo lineari! Grande scalpore e ammirazione... ma alla fine non si fece niente di concreto, e la cosa saltò.

Altre scelte, per fortuna non tutte, risultate sbagliate sono state fatte in questa città negli ultimi venticinque anni e tutte hanno portato ad un depauperamento di occasioni e di mezzi, nonché alla mancata realizzazione di posti  di lavoro, anche nell’indotto. Avevo redatto un lungo catalogo su le incompiute, ma in questa sede voglio solo ricordare che ci sono città in Umbria che non aspettano altro che dormiamo un altro poco per far propria la proposta di fondare il Centro di Documentazione per l’Arte Contemporanea, anche questo, come un film già visto, sbandierato come cosa fatta con tanto di convegni e firme ecc... ecc. ma di cui non si sa più niente.

Ci sono anche altre “piccole” cose che denotano uno scarso interesse nei riguardi della città e la sua storia. Per esempio: i sigilli della città sono in restauro all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze  o all’Istituto Centrale del Restauro di Roma dal 1984! E da allora nessuno ne ha più saputo nulla. Nel frattempo andrebbe predisposta una teca adatta a contenerli per la loro esposizione in Pinacoteca una volta che rientreranno. Sarebbe anche interessante sapere in via ufficiale perchè il materiale archeologico rinvenuto a Trestina e Fabbrecce negli anni ’30, che era in deposito a Firenze, invece di rientrare a Castello è finito a Cortona. Uno dei più grandi ritrovamenti di reperti etruschi mai avvenuti. Una importante mostra internazionale sugli etruschi di pochi anni fa, usò per manifesto una foto di uno di questi reperti .

L’elenco potrebbe andare avanti a lungo. Sorgono altre domande. Perchè sono stati piantati degli alberi al centro dei prati del Parco della villa della Montesca sconvolgendone l’architettura ottocentesca mettendo a dimora piante che nulla hanno a che vedere con il resto dello storico parco. Senza parlare poi di quelle panche e tavoli da campeggio della riviera che hanno sostituito le panchine in ghisa e legno e i lampioni dell’8 – 900!

Mi scuso col lettore, se ancora ha resistito fino a questo punto, se salto di palo in frasca, ma quello che vorrei dire è che, a mio modesto avviso, manca una visione complessiva di quello che serve e di quello che viene fatto. Forse non sono cose importanti e faccio male a parlarne, ma credo che occorra ripensare a tutto quello che è stato fatto, nel bene e nel male, nel campo della cultura e più in generale del decoro della città e porre dei rimedi laddove possibile, oltre che individuare delle linee guida per il futuro che vadano al di là del particolarismo di questo o di quello e che abbiano invece come fine ultimo la città vista come valore in se e per che vi abita.

Scempi come quello perpetrato nelle Logge Bufalini, soldi spesi male come l’anfiteatro o investimenti risultati sbagliati non debbono più ripetersi. La cementificazione del teatro comunale, con la sostituzione di uno degli ultimi sipari all’italiana con uno elettrico. L’Auditorium di via S. Antonio che è logisticamente sbagliato; e per l’auditorium di Santa Caterina quali progetti ci sono? Il Quadrilatero senza accesso per i disabili, che è stato dato in gestione di nuovo al Circolo che lo aveva prima. Perchè non dare in gestione alle associazioni culturali alcuni di questi spazi, magari solo in certe occasioni o per certi progetti mirati? Si risparmierebbe di sicuro sui costi, infatti alle Associazioni basta la logistica e poco più. Alcuni degli arredi della Pinacoteca pubblicati nel secondo volume del catalogo del museo messi in magazzino, perchè non vengono riesposti? I reperti protostorici di Riosecco che sono in casse o a Perugia, o quelli della raccolta Civica, perchè non vengono valorizzati o esposti come si deve invece di dare spazio ad una raccolta di conchiglie che, per quanto interessante, è avulsa dal nostro contesto? Si potrebbe usare la limonaia della Pinacoteca, fornendo al visitatore un panorama dalla storia e dell’arte di Castello che andrebbe dalla preistoria al novecento! Ancora una volta ripeto l’appello per la sala espositiva di Corso Cavour: è fatiscente, con la luce inadatta a esporre qualunque cosa, senza un minimo di attrezzatura per lo scopo per cui è usata, priva di doppia porta che consentirebbe a chi espone di non morire dal freddo d’inverno o dal caldo d’estate. Senza servizi e senza riscaldamento.

Per concludere vorrei dire che le sfide che ci sono ora davanti per la riqualificazione di intere aree di quartieri antichi devono essere vissute come occasioni di progresso nella continuità della memoria storica, non come appiattimento e svilimento del volto e della vita sociale della città.

Marco Baldicchi

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