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Alla mostra-mercato del libro e della stampa antichi della mia città, Città di Castello, nel settembre del 2009, trovai dei fogli scritti con ideogrammi giapponesi. Molto belli e ben montati su dei passe-partout di seta grigia. Il venditore mi disse che dovevano essere cose degli anni '30-'40 e che in origine erano abbinati a disegni, ma questi ultimi li aveva già venduti a parte, mentre la calligrafia interessava a pochi e con due o tre euro si potevano acquistare. Ne presi alcuni. Passò lì per caso, poco dopo il ritrovamento, un'amica giapponese che vive da queste parti, alla quale mostrai i fogli. Lei, tutta entusiasta, volle prendere i rimanenti perché era da tempo che cercava qualcosa che “legasse” in una qualche maniera l’Italia e il Giappone. Infatti, si trattava di scritte di benvenuto e di amicizia tra Italia e Giappone che erano state fatte fare ai bambini delle scuole giapponesi per salutare degli aviatori italiani che erano arrivati trasvolando fino a Tokio. Nel retro di uno dei miei c’è anche un disegnino molto commovente: una bambina si è autoritratta di spalle in kimono mentre saluta uno degli aerei in volo.
Ci sono cose che ‘devono’ accadere? Siamo noi il tramite per qualcosa la cui essenza ci sfugge? Il destino esiste? Ma soprattutto, come si fa rimettere il dentifricio nel tubetto una volta che ne è uscito troppo?
Il caso vuole che Yuki, questo il nome dell’amica giapponese, qualche giorno dopo si rechi a Thiene, a trovare dei parenti, ed entrando nella biblioteca cittadina cominci a parlare con la bibliotecaria, la quale le dice che l'anno dopo, cioè questo, avrebbe avuto luogo in quella città una mostra sul novantennale di un episodio il cui protagonista era un aviatore di Thiene, Arturo Ferrarin, il quale, insieme alla sua squadriglia, fece un’impresa leggendaria per quei tempi, volando da Thiene a Tokio. Una trasvolata fatta a tappe, dal febbraio al maggio del 1920, di 17.000 km con la sua squadriglia, per promuovere gli aerei italiani e per suggellare l'amicizia tra i due popoli. L’Imperatore Hirohito donò a Ferrarin, per quell’impresa, la Spada del Samurai, la più alta onorificenza.
Yuki le parla della singolare circostanza del ritrovamento dei fogli avvenuto a Città di Castello e, dopo alcune ricerche, andando al fondo della questione, in base alle scritte e alle date, hanno scoperto che i disegni e i fogli realizzati dai bambini giapponesi erano proprio quelli che Ferrarin aveva riportato da Tokio,  un dono per la Regina Margherita che, non si sa per quale motivo, non ricevette mai. Fino a che un giorno sono finiti su una bancarella a Castello...
Ora le immagini di quei fogli, con tutta la storia, sono nella guida turistica di Thiene e sono esposti nella mostra che celebra la famosa trasvolata, che si concluderà il 30 settembre 2010, presso l’aereoporto “Arturo Ferrarin” di Thiene.
Più tardi, un'amica di Yuki, ha pubblicato la vicenda su un giornale di Tokio.
Quando si dice il caso…
Marco Baldicchi

 


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