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Mostra fotografica di

Riccardo Lorenzi

Verticalità 1 e 2

 

Sansepolcro (Arezzo), 24 febbraio - 18 marzo 2007

Città di Castello (Perugia), 3 - 18 marzo 2007

 

Le esposizioni “Verticalità 1 e 2” sono l’esito di un progetto artistico che, attraverso il linguaggio della fotografia e quello della parola, ripercorre, interpretandoli, spazi della memoria nelle città di Sansepolcro (Arezzo) e Città di Castello (Perugia).

Seguendo il percorso narrativo di due artisti, Franco Alessandrini per il comune toscano e Marco Baldicchi per quello umbro, Riccardo Lorenzi cattura, attraverso l’obiettivo fotografico, dettagli di architetture urbane che, fissati nella carta, assumono contorni inusuali e rimandano a nuove chiavi di lettura.

Palazzi gentilizi, torri, cortili, vicoli, chiese divengono oggetto di soluzioni interpretative accomunate da un unico sguardo prospettico: la verticalità. Un preciso punto di vista “verticale”, appunto, che, come scrive il filosofo Massimiliano Marianelli nella introduzione al catalogo, «tiene insieme, a livelli sempre più indeterminati le realtà che stanno sotto, fino al punto da arrivare ad una estensione che non accenna a definirsi, ma che al contrario rinvia ad una ulteriorità sempre aperta e inqualificabile».

Le opere saranno esposte in due mostre allestite in contemporanea a Sansepolcro, presso la Galleria d’Arte La Loggia (via XX settembre 67 / orario: 10.00-13.00; 16.00-20.00) e a Città di Castello, presso Palazzo Vitelli a S. Egidio (P.zza Garibaldi - orario: 10.00-13.00; 16.00-20.00).

 

Franco Alessandrini, nato a Sansepolcro nel 1944, vive a New Orleans (Luisiana) dal 1967. Pittore e scultore, si colloca tra i più importanti e rappresentativi artisti contemporanei statunitensi. 

 

Marco Baldicchi, nato a Città di Castello nel 1963, vive e lavora nel comune tifernate. Artista emergente nel panorama nazionale, collabora con lo studio del Maestro Nuvolo. 

 

Corrispondenze

 

Caro Riccardo,

 

è stato un grande piacere e un grande onore essere invitato da te a collaborare a questo progetto sulla “verticalità”. Il punto di vista nell’arte ha un peso evidente: il punto di vista, in un certo qual modo, è l’artista.

 

Il mio contributo alla tua opera è consistito nel costruire un itinerario personale e “ideale”, attraverso i vicoli e le vie di Città di Castello, messo insieme nella mia memoria più che nella toponomastica. Riconoscere e riconoscersi in un luogo così profondamente, crea un legame persino con le singole pietre di una via. Sono impresse sui muri la storia, i segni dell’uomo che li ha creati e le tracce del tempo che li hanno intaccati e corrosi. Avviene perciò uno scambio tra il luogo, il tempo, le persone.

 

In questo lavoro c’è una singolare triangolazione fra l’artista (tu, Riccardo), la guida (io), e il luogo.

Una doppia interpretazione del soggetto osservato prima attraverso l’occhio della guida, poi attraverso quello del fotografo che lo ritrae, assumendo il singolare punto di vista di questo “verticalismo” accentuato.

 

La routine quotidiana rischia di sottrarre alla vista il mondo intorno a noi. L’abitudine ai luoghi, la consuetudine, ci distolgono dall’osservare. Si guarda ma non si vede. Attraverso queste immagini, che orientano lo sguardo in modo nuovo, ci si sente stimolati a riscoprire il quotidiano. Potrebbe essere un esercizio utile a chiunque per rinsaldare dei legami e riflettere, magari, anche su se stessi. Diceva Gino de Dominicis: «è lo spettatore che si espone all’opera d’arte, non viceversa».

 

Durante il periodo bizantino il punto di vista nell’opera artistica è stato ribaltato; la rappresentazione del sacro imponeva che il soggetto fosse più importante dello spettatore. Non è certo quanto avviene in queste opere, ma lo straneamento che ne deriva rende i soggetti partecipi, piuttosto che oggetti passivi del fotografo. Ed è questa, a mio avviso, la novità che caratterizza il tuo lavoro: sei riuscito a rendere l’oggetto delle tue foto soggetto attivo, e non, semplicemente, qualcosa da rappresentare.

 

Non me ne ero reso conto all’inizio, ma dopo profonda riflessione ho capito che nel tuo fare – così umile e modesto – hai individuato una strada nuova. E questo è prerogativa di tutte le grandi espressioni artistiche.

 

Grazie Riccardo.

 

Con affetto,

tuo Marco

 

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