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Con il patrocinio del Comune di Deruta Organizzazione: freemocco a.p.s. Evento: mostra collettiva titolo: Mnemosyne a cura di: Lorenzo Fiorucci, Chiara Lorenzetti e Anna Masetti periodo: 27 gennaio - 19 febbraio 2023 luoghi: Il Granaio, Piazza Cavour 1, Deruta e Attilio Quintili studio, Piazza Cavour 2, Deruta Inaugurazione: 27 gennaio ore 17:30 Finissage: 19 febbraio ore 17:30 Orari di apertura: 11:00/13:00 – 15:00/17:00 (su appuntamento 349 1339086) Artisti: Marco Baldicchi, Ilaria Margutti, Gianni Moretti, Attilio Quintili Il Libro di mostra, freemocco edizioni, verrà presentato il 19 febbraio 2023 alle ore 18:00 in occasione del finissage della mostra. Con testi di Lorenzo Fiorucci, Chiara Lorenzetti e Anna Masetti L’Italia ha istituito il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, come Giorno della Memoria, con l’intento di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia e la morte, ma anche tutti coloro che pur appartenenti a schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Mnemosyne è l’esposizione che inaugura il 27 gennaio 2023, e vuole rendere omaggio al Giorno della Memoria intendendo la memoria in quanto capacità ed esercizio propri e fondanti dell’essere umano. La mostra pone attenzione sull'atto del ricordo come meccanismo di elaborazione cui segue una fase di racconto: esso parte da una dimensione personale per confluire in una narrazione a più voci. Si dice sia Mnemosyne, figlia di Urano e Gea, ad aver dato nomi a oggetti e concetti per permettere agli uomini e alle donne di comunicare; fu Aby Warburg che a inizio XX secolo costruì, per la prima volta, un atlante di immagini archetipiche per mappare la memoria visiva del mondo Occidentale, il Bilderatlas Mnemosyne. I quattro artisti presenti in mostra intrecciano il tema della memoria intellettiva, storica o intima, a una componente visiva e materica. Ilaria Margutti, attraverso l’opera Sühne (2013-2019), permette il transito da una memoria intima a una memoria condivisa, attraverso la ritualità del ricamare e conferendo dunque ad essa una consistenza materica. L’artista trasferisce le storie racchiuse in diari privati su un tessuto che le unisce rendendole partecipi di una fioritura collettiva e di un moto di perpetua espiazione del dolore. Il lavoro, iniziato nel 2013, ha permesso all’artista di avvicinarsi alla memoria personale di Etty Hillesum, deportata ad Auschwitz dopo i due anni nel campo di prigionia di Westerbork, durante i quali scrisse questo suo unico capolavoro. Marco Baldicchi nell’opera Civitas Dolens (2014) rielabora lutti e tragedie collettive di intere comunità, trascendendo i confini geografici e politici, attraverso la mappatura di luoghi drammaticamente noti per nefandezze commesse dall’essere umano. L’installazione si compone di cinque formelle in porcellana, con incisi i nomi dei luoghi - Sarajevo, Gerusalemme, Johannesburg, Rwanda, Beslan - marchiati da segni rossi dello smalto sanguigno. Gianni Moretti espone parte degli Studi per un Monumento (2018-2019); il lavoro si lega ad Anna - Monumento all’Attenzione, che rievoca l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema ed è stato inaugurato nel 2018, e tutt’ora in corso d’opera da parte della comunità, nel luogo della strage con l’installazione di cardi in alluminio lungo la mulattiera. Gli studi qui esposti sono una traccia del processo di elaborazione dell’opera-monumento nella quale l’artista dà la possibilità, a chiunque voglia, di trasformare la memoria storica di un evento drammatico in responsabilità ed esperienza personale. Infine, Attilio Quintili, con l‘opera Campo di memoria (2001-2023), pone l’accento sul processo di memoria come luogo fisico e mentale di sedimentazione dei ricordi celebrando il luogo stesso in cui si realizza la mostra, che sin dal 1300 ha ospitato due fornaci, simbolo collettivo che richiama anche visivamente all’olocausto, qui impiegate nei secoli per la lavorazione della ceramica, rimaste attive fino al 1970 e oggi studio dell’artista. La collocazione dei frammenti ceramici dissotterrati sotto la fornace rimanda direttamente alla stratificazione del loro ritrovamento e ogni scatola corrisponde a un cassetto segreto di memoria dal quale attingere. Una mostra che ha un valore ulteriore legato anche al ricordo della strage di Castelleone frazione di Deruta, dove per mano di Tedeschi nazisti e Italiani fascisti, furono rastrellati e fucilati 9 partigiani che tentavano azioni di resistenza. L’associazione freemocco, grazie alle storiche dell’arte Chiara Lorenzetti, Anna Masetti e Lorenzo Fiorucci, intende in questo modo offrire il proprio contributo attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea affinché la memoria possa essere tramandata, ma soprattutto motivo di riflessione per le generazioni future. Biografie: Marco Baldicchi (1963, Città di Castello) vive e lavora nella sua città di origine; si avvicina nei primi anni Ottanta alla pittura da autodidatta e, in occasione della sua prima mostra a Palazzo del Podestà di Città di Castello nel 1998, incontra Nuvolo (Giorgio Ascani), con il quale inizia una stretta collaborazione e un’intensa amicizia. Baldicchi esplora differenti linguaggi, partendo da lavori di matrice neo-informale, negli anni Duemila si avvicina all’espressività performativa mantenendo un’eterogeneità di media con l’impiego di fotografie, frames di video e materiali residuali. Ilaria Margutti (1971, Modena) vive e lavora a Sansepolcro, dove ha il suo studio, insegna storia dell’arte e dal 2013 cura il progetto di rigenerazione urbana CasermArcheologica insieme a Laura Caruso. Partita da uno stile pittorico di derivazione espressionista, dal 2007 elegge la pratica del ricamo quale mezzo espressivo prediletto e più affine alla sua poetica. La sua indagine è fortemente introspettiva e approfondisce i temi del femminile e della ricerca identitaria. Gianni Moretti (1978, Perugia) vive e lavora tra Milano e Berlino, si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e dal 2015 è docente di “Anatomia dell’immagine” presso LABA, Libera Accademia di Belle Arti di Brescia. La sua pratica ha origine nella produzione di installazioni estremamente fragili e impermanenti, cui segue una fase più recente nella quale Moretti rielabora l’idea di monumento, attraverso una prospettiva personale e partecipata. Attilio Quintili (1964, Terni) vive e lavora a Deruta, dove si forma nella bottega di famiglia come ceramista, specializzandosi nella tecnica del lustro. La sua formazione segue le orme della tradizione umbra per poi declinarsi verso forme astratte e simboliche; dal 2012 l’artista inizia ad applicare cariche esplosive direttamente all’interno di blocchi di argilla, dando una personale lettura informale della materia.

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