Cinquecentenario di Raffaello Sanzio
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Questo è il testo della celebrazione del cinquecentenario di Raffaello da me organizzata con l'aiuto di Simone Nocchi presso la Chiesa di San Francesco di Città di Castello nei primi di gennaio del 2005.

Convegno d’arte

Il 2005 vedrà il nostro territorio interessato da diversi importanti eventi culturali nel campo delle arti figurative. A primavera verrà inaugurata la nuova ala della Pinacoteca comunale, con una importante mostra coincidente con il decennale della scomparsa del Maestro Burri. Verranno esposte le opere degli artisti che hanno avuto rapporti col Maestro o che l’hanno influenzato. In questa ala troveranno inoltre posto le collezioni di arte contemporanea che il comune ha ricevuto in dono nel corso degli anni passati.

Seguirà un omaggio a Raffaello Sanzio con l’esposizione di una parte della predella della Pala Ansidei già a Perugia nella chiesa di San Fiorenzo oggi conservata alla National Gallery di Londra: “La predica di San Giovanni Battista”. E’ la prima volta che l’Istituzione inglese presta un lavoro di Raffaello; ciò è stato possibile grazie al contributo che il comune di Città di Castello ha concesso alla mostra “Raffaello da Urbino a Roma” che si è conclusa lo scorso 16 gennaio a Londra: “lo Stendardo della Trinità”.

È in questo contesto di omaggio al grande Urbinate che si è svolta lo scorso 14 gennaio: “ Parole e musica, Raffaello a Città di Castello”, presso la chiesa di San Francesco, organizzata da chi scrive con l’aiuto di alcuni amici: l’Associazione “Amici della Tipografia Grifani-Donati”, l’Associazione culturale “Luigi Angelini”, la Parrocchia di San Francesco. Dopo una breve presentazione e il saluto delle autorità il pianista Simone Nocchi ha eseguito il primo brano in programma: di F. Liszt dagli “Année de Pelerinage – troisième année – Aux Cyprès de la Ville d’Este”.

Di seguito l’intervento del prof. Bruno Corà su Raffaello e Città di Castello.

Bruno Corà dopo la direzione del Museo “Pecci” di Prato è ora direttore artistico del CAMEC, Centro Arte Moderna e Contemporanea di La Spezia. Recentemente il comune di Firenze e la Sovrintendenza al Polo Museale Fiorentino proprio in occasione di un altro cinquecentenario, quello del Davide di Michelangelo, ha affidato al prof. Corà le celebrazioni del grande capolavoro.

Per concludere il pianista Simone Nocchi ha eseguito il secondo brano in programma: di F. Liszt da gli “Année de Pelerinage – deuxième année, Sposalizio “

Quest’ultimo brano fu composto da Liszt dopo la contemplazione a Milano del capolavoro di Raffaello “Lo Sposalizio della Vergine” che, com’è noto, era conservato fino alla fine del ‘700 nella cappella di San Giuseppe della famiglia Albizzini a San Francesco.

Quando alcuni mesi fa proposi al prof. Corà di partecipare a questo evento, mi rispose immediatamente di sì, pur aspettandosi qualche perplessità da parte del pubblico nei propri confronti, visto che lui è soprattutto conosciuto nel campo dell’arte contemporanea.

Gli feci l’esempio della pala del Vasari recentemente restaurata che si trova in questa chiesa ( San Francesco) nella cappella Vitelli. In questa si vede in alto una teoria di putti che si tengono per mano come in un girotondo, tanto da ricordare “La danse” di Matisse, il quadro che secondo Burri ha dato il via all’arte moderna. A dimostrazione che l’artista pur esprimendosi con i codici della sua epoca, in realtà è anche fuori del tempo.

A conforto di questo riporto una frase di uno dei più grandi artisti del 900, Gino de Dominicis che dice: “ E’ il pubblico che si espone all’ opera d’arte e non viceversa “.

In un certo senso quindi l’opera d’arte è sempre contemporanea. Di questo modo di sentire l’arte il prof Corà è da tempo uno dei portavoce ai massimi livelli. Quindi non ci è sembrato azzardato associare l’opera, musicale stavolta, di un’altra epoca, l’800 e Liszt per la precisione, che esprime bene il sentimento di un altro artista nel momento in cui si è trovato di fronte all’opera d’arte. La scelta del maestro Simone Nocchi non poteva essere più puntuale, riscoprendo un brano “lo Sposalizio” inspiegabilmente poco eseguito, ma sicuramente uno dei più belli della letteratura musicale dell’800.

Il prof. Corà ha esordito ricordando che Città di Castello, pur con atteggiamento schivo e riservato, ha avuto un peso enorme nella storia dell’arte durante il corso dei secoli, fino ad oggi; ed anche la sua formazione personale ha ricevuto grandi stimoli da quando, 35 anni fa grazie ad alcuni amici, venne per la prima volta qui e visitò la Pinacoteca. Dopo aver passato in rassegna le opere che Raffaello lasciò nella nostra città e fatto il punto sull’avanzamento degli studi su di esse, da Magherini-Graziani a Marabottini, fino ad arrivare ad E. Mercati, il prof. Corà è passato agli influssi che Raffaello ebbe da Bramante, Perugino, Francesco di Giorgio e altri, comparando disegni e progetti architettonici. Infine è tornato al contemporaneo, ricordando Emilio Villa e la sua provocazione fatta all’Accademia di Perugia proprio nei confronti di Raffaello il 27 marzo 1984 allorquando Nuvolo, direttore in quegli anni dell’A.B.A. “Pietro Vannucci” organizzò un incontro rimasto negli annali per la forte carica rivoluzionaria che Villa rivolse agli studenti.

Invito chi sia interessato a riscoprire gli atti di quella conversazione di allora.

Il prof. Corà ha poi concluso con le seguenti parole: “ …bisogna essere vivi attivi e presenti, curiosi nel momento in cui viviamo; assieme a tutto quello che ci circonda: Raffaello, Burri e tutto il resto.”

Marco Baldicchi

“In un certo senso”
Quando alcuni mesi fa proposi al prof. Corà di partecipare a questo evento, mi rispose immediatamente di sì pur aspettandosi qualche perplessità da parte del pubblico nei propri confronti, visto che lui è soprattutto conosciuto nel campo dell’arte contemporanea. Gli feci l’esempio della pala del Vasari recentemente restaurata che si trova in questa chiesa nella cappella Vitelli. In questa si vede in alto una teoria di putti che si tengono per mano come in un girotondo, tanto da ricordare “La danse” di Matisse, il quadro che secondo Burri ha dato il via all’arte moderna. A dimostrazione che l’artista pur esprimendosi con i codici della sua epoca, in realtà è anche fuori del tempo. A conforto di questo ho recentemente letto una frase di uno dei più grandi artisti del 900, Gino de Dominicis che dice: “ E’ il pubblico che si espone all’ opera d’arte e non viceversa “.In un certo senso quindi l’opera d’arte è sempre contemporanea; di questo modo di sentire l’arte il prof Corà è da tempo uno dei portavoce ai massimi livelli. Lo ringrazio sentitamente quindi di aver accettato l’invito.Non ci è sembrato quindi azzardato associare l’opera, musicale stavolta, di un’altra epoca, l’800 e Liszt per la precisione, che esprime bene il sentimento di un altro artista nel momento in cui si è trovato di fronte all’opera d’arte. La scelta del maestro Simone Nocchi non poteva a mio avviso essere più puntuale, riscoprendo un brano, l’ultimo per la precisione di questa sera, inspiegabilmente poco eseguito, ma che tutti apprezzeremo come uno dei più belli della letteratura musicale di quel periodo. Due brani uno all’inizio e uno alla fine scelti per incorniciare l’intervento del prof. Corà.Ringrazio l’Amministrazione comunale di Città di Castello nella persona del sindaco Fernanda Cecchini e dell’assessore alle politiche culturali Rosario Salvato, la parrocchia di San Francesco (luogo topico) nella persona del parroco padre Giacomo, Gianni e Adriana Ottaviani per l’Associazione amici della tipografia Grifani-Donati, il circolo culturale Luigi Angelini nella persona del suo Presidente Luigi Chieli per l’entusiastico supporto dato all’evento.Ringrazio inoltre gli sponsor privati, la ditta CMC e la ditta EUROFORM che hanno dimostrato una grande sensibilità nel sostenere questa iniziativa culturale.Grazie a tutti i presenti per la partecipazione.Marco Baldicchi

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