Un’opera inedita di Rosso Fiorentino?
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Articolo comparso su "Pagine Altotiberine" e su "L'Altrapagina"

Nel 1993/94 venne restaurato da Giuliano Guerri, grazie all’interessamento del presidente dell’Inner Wheel Club di allora, Ornella Splendorini Amadei, un dipinto a olio su tela raffigurante la sepoltura di Gesù (fig.1). L’opera è conservata dalla fine del ‘700 sull’altare di destra della chiesa del Buonconsiglio a Città di Castello, da quando una famiglia tifernate volle donarla alla confraternita titolare ritenendola più un’opera da chiesa che da casa. L’unica clausola era quella di mantenere l’anonimato sul nome dei donatori, cosa che il priore attuale, Carlo Morini, continua a fare. Sul documento di donazione si legge che il quadro era ritenuto opera del Rosso di Firenze. Nell’ottima analisi del dipinto che, sulla base dei pochi elementi a disposizione, Annamaria Rosi fece in occasione della presentazione del restauro, la datazione proposta fu tra la fine del XVI° e l’inizio del XVII° secolo, non tanto per la composizione che è tipica della prima metà del ‘500 (il riferimento ai Vangeli, all’iconografia di antichi sarcofaghi e alla tradizione pittorica rinascimentale italiana), quanto per il supporto usato e i passaggi chiaroscurali e ad una certa opacità della pellicola pittorica. A questo punto vorrei porre l’attenzione su un elemento nuovo che trovai per caso esposto nella vetrina di un corniciaio alcuni anni fa a Perugia e che, grazie ad una recente pubblicazione a cura di Caterina Limentani Virdis, sono riuscito a rintracciare. Si tratta di un’incisione a bulino eseguita da Jan Sadeler (1550-1600) su disegno di Dirk Barendsz (1532-1592) che rappresenta, con poche differenze, il dipinto del Buonconsiglio (fig.2). I grandi incisori traevano le loro opere da grandi maestri e hanno dato così un contributo importante alla diffusione dell’arte nel mondo. Cito dal catalogo “I Sadeler una dinastia di incisori – 120 stampe dei musei civici di Padova” :“ La datazione di quest’opera è piuttosto difficoltosa, perché la stampa ingloba elementi che Barendsz usa in opere datate dal 1565 al 1569, per cui il disegno è stato eseguito indubbiamente prima del 1580. Si possiedono due schizzi di Barendsz che si possono collegare a questa incisione, quello conservato al Bowdoin College Museum of Art, Brunswick (Maine) e quello conservato al Rijksprendenkabinet ad Amsterdam*; disegno un po’ più tardo e scoperto da Karel Boon, che può essere considerato lo studio originale di Barendsz, per l’incisione eseguita da Jan Sadeler …”. Il disegno, dovendo servire all’incisore per ricavare la lastra, è speculare rispetto al dipinto originale e sulla base del sarcofago vi era un’iscrizione che è stata obliterata. L’ipotesi che propongo è la seguente: l’opera del Buonconsiglio non è stata portata a termine, e questo spiegherebbe la mancanza di alcuni particolari che sono invece presenti nell’incisione e la differente qualità pittorica che è alta in alcune parti mentre non lo è nel resto. Tutti questi elementi: il dipinto, l’incisione, il disegno, concorrono a definire una “cornice” attorno ad un’opera che doveva aver suscitato grande ammirazione e che oggi è perduta. Il Vasari nelle “Vite” riferisce che il Rosso partì frettolosamente da queste zone, che gli avevano offerto rifugio nei momenti duri seguiti al “Sacco”, per Venezia lasciando alcune opere incompiute. Dirk Barendsz era allievo prediletto di Tiziano e Venezia è stata la città da cui il Rosso è partito per la Francia. Una grande personalità come quella del Fiorentino non poteva passare inosservata in un ambiente colto come quello veneziano e i pittori, quando si muovevano, portavano con sé schizzi, cartoni, disegni e talvolta opere. Anche la “Sepoltura “ di Tiziano, conservata al museo del Prado, mostra alcune analogie con l’incisione di Jan Sadeler e col disegno di Dirk Barendsz. E’ possibile che il cartone della sepoltura fosse stato visto da Tiziano e anche da Barendsz? Alcuni caratteri “morelliani” coincidono con altre opere del Rosso, come i capelli dei personaggi nel “Mosè difende le figlie di Jetro” degli Uffizi, con quelli del personaggio di sinistra, che è da riconoscere in Giuseppe d’Arimatea della pala del Buonconsiglio, o di certi panneggi , o delle dita dei piedi di altri personaggi in altre pale del Rosso, o delle mani. Si può azzardare l’ipotesi che il dipinto sia stato iniziato dal Rosso e finito da un altro artista? Ci potrebbe essere stato da parte del Rosso un “progetto” iconologico comune alle tre opere riferito appunto a fatti accaduti dopo la morte di Gesù? Le opere certe realizzate in Valtiberina dal Rosso sono due: la “Pietà” conservata nella chiesa di S. Lorenzo a Sansepolcro e “Il Cristo in Gloria” del Museo del Duomo di Città di Castello. Anche l’opera del Buonconsiglio rappresenta un fatto accaduto dopo la morte di Gesù: la sepoltura. Credo che possa essere utile un’indagine a luce di Wood, sul disegno, per vedere se la scritta obliterata risulti intelligibile e, sul dipinto, un’indagine radiografica e riflettografica per acquisire nuovi elementi così da togliere i dubbi che ancora ci sono sulla paternità dell’opera. Lascio al lettore il gusto di confrontare l’incisione con il dipinto, in un gioco di rimandi che non può che appassionare. *Questo articolo, con alcune modifiche, compare nel numero VIII di Pagine Altotiberine del 2002; la riproduzione del disegno di Dirk Barendsz mi è stata gentilmente concessa dal Rijksprendenkabinet del Rijksmuseum di Amsterdam solo per un numero limitato di copie. Invito quindi il lettore che volesse prendere visione del disegno a consultare Pagine Altotiberine. BIBLIOGRAFIA: - Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori e scultori da Cimabue insino a’ tempi nostri. Firenze 1550 –Einaudi 1991. - Stefano Ticozzi, Dizionario degli architetti, scultori, pittori. Milano 1830 - K.G. Boon , Netherlandish Drawings of the Fifteent and Sixteent Century. Governement Publishing Office – The Hague – Amsterdam, 1978 - Caterina Limentani Virdis, Franca Pellegrini, Gemma Piccin, Una dinastia di incisori: I Sadeler; 120 stampe dai musei civici di Padova. Ed. Programma Padova, 1992. - Annamaria Rosi, scritto in occasione della presentazione del restauro della Sepoltura. International Inner Wheel 208° distretto Club Città di Castello. Città di Castello 1993/94. Marco Baldicchi Sepoltura di Gesù, Città di Castello - Chiesa del Buonconsiglio - Olio su tela (foto 1) Jan/Sadeler:“Sepoltura di Gesù” - incisione a bulino - (foto 2), Dirk Barendsz, Sepoltura di Gesù – disegno (foto 3)

http://artmuseum.bowdoin.edu/CUS.18.zoomobject._2376?sid=12&x=1155&x=1156

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